Dante Notaristefano e l’amicizia con Pier Franco Quaglieni
|Il ricordo costante per le vittime del terrorismo
Se ben ricordo, dovrebbe risalire ai primi anni Settanta la conoscenza di Pier Franco Quaglieni che iniziai ad acquisire attraverso la sua attività al Centro Studi “Mario Pannunzio” e la lettura di alcuni suoi pregevoli scritti. Fu una vera sorpresa scoprire un giovane che era stato, con Arrigo Olivetti e Mario Soldati, tra i fondatori del Centro, del quale gli era stata affidata la direzione esercitata in modo tale da divenirne poi di fatto l’animatore. Docente, giornalista, saggista, aveva messo a disposizione la sua particolare preparazione e le sue doti di organizzatore promuovendo iniziative, convegni, studi e scritti finalizzati a fare cultura.
A mio giudizio, sarà stato anche merito suo se un personaggio come Giovanni Spadolini, quando ne ebbe l’occasione, poté scrivere: «Il Centro “Pannunzio” è qualcosa di più di un grande centro italiano di cultura, è il simbolo stesso della civiltà laica, liberale e democratica del nostro Paese fondata sulla ragione e sulla tolleranza». Continuai a seguire con particolare interesse quanto la cronaca e la pubblicistica riferivano sul Centro “Pannunzio”, trovando sempre maggiore consonanza con le idee e le espressioni manifestate da Quaglieni e con le sue chiare, precise e coraggiose prese di posizione su argomenti culturali e sociali che non mancavano di coinvolgermi.
E furono proprio alcune sue pubbliche dichiarazioni di indipendenza, di libertà e di giustizia che, oltre ad indurmi a manifestargli solidarietà e condivisione, mi convinsero ad iscrivermi, come aderente, al Centro “Pannunzio” del quale apprezzavo molto anche il giusto rilievo che riservava all’immagine ed alle iniziative della nostra bella Torino.
Purtroppo i miei troppi assorbenti impegni non mi consentivano però di dedicare al Centro tutta l’attenzione che appariva necessaria e negli anni successivi non pensai a rinnovare l’adesione, pur sapendo di perdere qualcosa a cui chiunque crede in certi inalienabili valori non dovrebbe mai rinunciare. Ora, da quando sono Presidente dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, ho avuto il piacere di conoscere personalmente il prof. Quaglieni e ho scoperto l’uomo ancora meglio di quanto potessi immaginarlo attraverso la sua attività e le sue opere.
La particolare sensibilità che lo caratterizza, l’apprezzabile attenzione che anche come saggista storico sa riservare – tra i molteplici argomenti di suo interesse – al delicatissimo e tormentato tema del terrorismo ed anche alle esigenze e alle aspettative delle vittime di quel tragico periodo del secolo scorso, l’entusiasmo profuso nella meritevole organizzazione di convegni e di commemorazioni come quella del Vice Direttore de “La Stampa” Carlo Casalegno, assassinato dalle Brigate Rosse, o di presentazione di libri come quello di Massimo Coco, figlio del Procuratore Generale di Genova Francesco Coco, trucidato dalle stesse B.R., mi hanno conquistato e sono tornato ad iscrivermi con rinnovata convinzione. Ora sono veramente lieto di poter annoverare Pier Franco Quaglieni tra i miei migliori amici.